In certi bar vi è la tradizione di lasciare un caffè pagato per chi non se lo può permettere: si chiama “caffè sospeso”. Dev’essere una bella sensazione sentirsi pensati così.
La stessa cosa in fondo abbiamo fatto come Associazione Demo con le lezioni di italiano per stranieri che sono state sospese dalla politica contraria alla positiva integrazione, ma che noi abbiamo reso “sospese” nel senso di offerte a chi non può più.
In poco più di 20 giorni abbiamo raccolto 12.840 euro, più di 642 ore di lezioni di italiano.
Un risultato straordinario che non sarebbe stato possibile senza di voi innanzitutto, ma se posso subito fare un ringraziamento, che non sarebbe stato possibile senza l’entusiasmo, la creatività e la pronta adesione di Valentina e Stefano (autore della fotografia e del video), Suleymane (protagonista dello spot) e di Gianluca e Giulia.
Più di 160 persone hanno donato in media 4 ore di italiano. Alcuni hanno donato singolarmente, altri hanno raccolto soldi tra colleghi insegnanti, altri hanno coinvolto i lettori del proprio libro o gli spettatori ai propri concerti, i vicini di casa, i propri familiari. Altri la cooperativa presso cui lavorano…. Accanto alle donazioni abbiamo avuto anche disponibilità a insegnare gratuitamente: vogliamo trovare il modo di considerare e valorizzare anche queste preziose disponibilità.
Come ci siamo impegnati a fare, oggi consegniamo questo importo, l’intero importo, al Centro Astalli che insieme alla Cooperativa Samuele e a quanti saranno disponibili a collaborare trasformerà questa raccolta in opportunità concrete di insegnamento dell’italiano.
Li voglio ringraziare da subito e con loro soprattutto chi vi lavora e lavorerà perché trasformeranno ogni nostra donazione in ore effettive di lezioni di italiano.
Molti donatori hanno accompagnato il loro versamento con messaggi alla mail demotrento@gmail.comspecificando il perché della propria adesione.
Rileggendo questi messaggi ed ascoltando le molte persone che hanno reagito alla nostra proposta mi sembra di poter dire che queste 642 ore vogliano lanciare un messaggio molto forte alla comunità e alla politica:
– la conoscenza dell’italiano è importante, basilare irrinunciabile per un incontro positivo e costruttivo;
– il taglio dei fondi deciso dalla politica nazionale e locale indebolisce tutta la comunità, perché aumenta incomprensione, incomunicabilità, insicurezza, distanza;
– siamo cittadini e non sudditi. Le scelte della politica ci riguardano ma non siamo costretti a subirle passivamente. Possiamo e dobbiamo dire la nostra: con la parola, con una firma o come in questo caso con un impegno concreto;
– crediamo nell’incontro, nella conoscenza e nella nostra e altrui umanità. Non abbiamo paura degli altri e non siamo disponibili a vivere alimentati dal sospetto e dalla cattiveria: siamo responsabili di ciò che accade a noi stessi e a chi ci sta accanto;
– crediamo nella buona integrazione, che costa fatica a chi accoglie ma anche a chi chiede di essere accolto. Chi bussa alla nostra porta deve potersi impegnare almeno quanto noi: studiare, lavorare, faticare, conoscere, parlarsi, incontrarsi, capirsi, farsi spazio è il minimo che si può e deve chiedere a tutti;
– il volontariato è sempre stato ed è anche oggi un grande valore e una grande forza, ma non può e non deve diventare sostitutivo di un diritto e dovere costituzionale: porre le giuste condizioni per “rimuovere gli ostacoli” spetta alla innanzitutto a chi governa la nostra Casa Comune, nella consapevolezza che, finite le campagne elettorali, chi governa governa per tutti;
– il taglio dei fondi per l’italiano (ma anche per l’assistenza psicologica e l’accompagnamento al lavoro) significano nell’immediato più disoccupazione e più insicurezza almeno per 150 giovani professionisti che hanno studiato, investito il proprio tempo per prepararsi al meglio a questa delicata funzione: a queste persone vogliamo dire grazie e devono sapere che la loro professionalità è un valore e ci sta a cuore;
– non vogliamo né possiamo sostituirci alla politica: chiediamo che chi ci governa riveda le proprie scelte, per contribuire a costruire una comunità non basata sulla contrapposizione, ma sulla possibilità di un incontro, basato sul reciproco riconoscimento e rispetto. E a chi non governa ma siede nelle istituzioni chiediamo di facilitare e promuovere una revisione degli attuali indirizzi. Per il bene di tutti.
La campagna di Demo arriva al suo naturale momento di conclusione, ma prosegue il nostro impegno.
Poche settimane prima che lanciassimo questa iniziativa, come reazione civile alle scelte politiche in tema di accoglienza, una associazione di Milano, la NoWalls, lanciava una campagna simile, per mobilitare insegnanti volontari. Ho parlato a lungo con loro pochi giorni fa. Stesse preoccupazioni, stesso impegno nel voler affermare diritti dove ora li vediamo negati, addirittura stesso hastag e campagna di promozione simile. Nel loro caso grande investimento nel volontariato competente. E così molte altre esperienze a livello locale e nazionale: penso alla piattaforma Mediterranea che monitora e supporta i salvataggi in mare che si sostiene con un crowdfunding molto impegnativo, penso all’esperienza dei corridoi umanitari, totalmente basati sull’iniziativa e l’impulso privato e sostenuti dalla Comunità di Santegidio, dalla Federazione delle Chiese Evangeliche e dalla Tavola Valdese. Non più tardi di settimana scorsa il nostro Arcivescovo ha lanciato un grido di allarme e la disponibilità a fare la propria parte come Chiesa. Anche alcuni sindaci a livello locale e nazionale stanno prendendo coraggio e stanno manifestando concretamente la propria contrarietà alle decisioni assunte dalla politica.
Davvero c’è la possibilità e l’urgenza di una nuova mobilitazione, di una riscossa, di un risveglio, in cui ognuno si senta interpellato a fare la propria parte.
Ma oggi non siamo più in uno scenario nel quale l’Ente Pubblico garantisce diritti e il volontariato integra, completa, arricchisce. Oggi è necessario che ogni realtà metta in comune il proprio pezzo per rappresentare con forza l’impegno collettivo e dunque la richiesta forte che chi interpreta la nostra comunità lo faccia ascoltando anche questa pretesa di giustizia e di umanità.
L’Umanità non è una linea politica che può vincere o perdere alle elezioni. L’Umanità non è di parte. L’Umanità non la possiamo scegliere o rifiutare, perché semplicemente ci costituisce.
642 ore di italiano sono un contributo importante, ma sono soprattutto la richiesta rivolta alla politica, reiterata 642 volte, di non abdicare al proprio dovere di protezione, accoglienza, umanità.
A tutti noi, ad ognuno di voi, un grazie sincero e buon cammino. Non sarà un cammino semplice ma siamo gente di montagna e il fiato non ci manca. Perché abbiamo anche noi “un cuore tenero e uno spirito forte”
Mattia Civico – presidente Associazione Demo
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